Ogni volta che seguo il mio cuore mi ritrovo in cucina – Cap. I – Insalata di riso

L’insalata di riso mi ricorda  mio padre. In questa ricetta è compresa tutta la sua fantasia e inventiva e voglia di cose nuove. E in questo mi riconosco, al  contrario di mia madre che invece faceva solo le cose che conosceva e che aveva sempre fatto, maggior risultato, minimo  sforzo.

Un giorno mio padre venne a casa con un foglietto sul quale aveva annotato la ricetta dell’insalata di riso, erano gli anni 70 e l’insalata di riso cominciava ad affacciarsi al mondo come un cibo moderno, o forse era cosi solo per la mia famiglia. L’aveva assaggiata da un suo collega e gli era piaciuta tanto, era piena di tante cose buone e sfiziose. Mia mamma non l’ avrebbe fatta senz’altro una cosa cosi nuova per lei e così la cuoca preferita di mio padre divenni io.

Comprai tutti gli ingredienti e mi attenni alla ricetta senza sapere che poi questa si sarebbe potuta realizzare  con tutto quello che c’è in frigo.

E fu sempre lui che portò in casa il primo libro di cucina. Il libro della “dieta punti”,  per ogni menù c’erano le ricette e fra queste  trovai la ricetta dell’arrosto al cognac, da fiammare prima di finire la cottura.

Era contento mio papà quando cucinavo qualcosa di diverso, ed ero contenta io… ho iniziato così a cucinare per le persone che amo,  cucinando mi dedico a loro completamente.  Forse penso in questo modo di  dimostrare loro il mio amore. Chissà, e forse  per questo che sono sempre stata morbida…mi sono sempre amata troppo.

E’ curioso anche che io inizi questo libro di pseudo ricette culinarie pensando  a mio padre, il primo di quelli che amo ad essere andato via. Non ho avuto il tempo di viverlo appieno con la maturità che ti insegna ad amare e a giocare con i tuoi genitori che nella fase giovanile vedi solo come nemici.

E’ andato via a 69 anni, proprio quando la sua maturità lo portava a godersi la quiete vita familiare e i suoi nipoti. Martina, la più piccola, me lo ricorda in quei teneri momenti in cui lui le insegnava a disegnare e a scrivere o quando mangiavano insieme le patatine. Con gli altri era stato più assente, era ancora giovane. Con noi era stato tremendo, ancora più giovane,

Era bello mio papà, era uomo, era allegro, e mia madre lo amava tanto… e questo glielo ho sempre invidiato.

Io lo temevo, lo amavo ma lo temevo. Temevo le sue arrabbiature violente, il suo tenere il broncio per tanti giorni, o eri con lui o contro di lui. E io contro non mi ci sono mai messa.

Mi ricordo che quando arrivava la sera noi figlie corravamo dalla porta della cucina ad accoglierlo e dargli il bacino. Poi diventammo ragazze e incominciammo a scoprire il mondo esterno oltre lui e a lui questo non piaceva. Una sera sulla porta ci disse “se dovete darmi questo bacio finto è meglio se non me ne date più”. E forse da allora non l’ho più baciato… e poi fu troppo tardi.

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